L’intento di ricerca – o intento dell’utente, intento di query – è un termine introdotto per la prima volta nel 2002 da un dipendente non di Google, bensì di Altavista, per indicare l’obiettivo principale che un utente ha quando digita una query in un motore di ricerca. Secondo Andrei Broder – questo il nome del dipendente – l’intento di ricerca può essere suddiviso in tre differenti tipologie:
Soddisfare l’intento di ricerca è, in definitiva, l’obiettivo primario di Google (e degli altri motori di ricerca): se, infatti, una pagina non soddisfa gli intenti di ricerca, non viene classificata tra i primi 10 risultati della SERP.
Nel 2013 Google ha introdotto un algoritmo chiamato Hummingbird (Colibrì) – nome che fa riferimento alle abilità di velocità e di precisione del più piccolo volatile del mondo – inaugurando l’era dell’indicizzazione semantica.Â
La ricerca semantica di Google cerca di migliorare la formula di ricerca destinata a produrre risultati di ricerca pertinenti per gli utenti web, creando regole che definiscono l’intento di un ricercatore e il significato contestuale dei termini di ricerca. In altri termini, la ricerca semantica utilizza un algoritmo in grado di capire l’intento di ricerca degli utenti e il significato della query, restituendo informazioni non più basate solamente sulle analisi delle parole chiave come significato esatto, ma tenendo conto dell’intero testo. Tradotto in termini semplici, tutto ciò significa che la ricerca semantica cerca di comprendere il linguaggio naturale, proprio come farebbe un essere umano.
Anche le ricerche specializzate nel database e gli strumenti di ricerca di un sito sfruttano la semantica, per assicurarsi che i clienti non abbandonino il sito quando non riescono a trovare quello che stanno cercando.Â
Ogni lingua sfrutta il potere della semantica di definire, chiarire, elaborare e cambiare il significato di parole o di combinazioni di parole. Poiché la lingua è lo strumento che l’utente web quotidiano impiega per setacciare la sconfinata quantità di siti e pagine su Internet, è ovvio che anche l’inimitabile algoritmo di ricerca di Google cominci a evolversi, proprio come fa la lingua. Ed è sempre più in questa direzione che non solo Google ma tutti i motori di ricerca si muoveranno, anche considerando che la tecnologia e, in particolare, gli assistenti vocali stanno portando l’esperienza utente a un nuovo livello.
Secondo il Voice Report del 2019 di Microsoft, il 72% degli intervistati esegue ricerche con l’aiuto di un assistente vocale digitale. Gli smartphone e i dispositivi intelligenti stanno cambiando l’approccio degli utenti alla ricerca: dal digitare si passa al toccare e si arriva a tutti gli effetti al parlare. Tutto questo, di conseguenza, comporta un cambiamento significativo nel modo in cui gli utenti formulano le query e ricevono i risultati di ricerca.
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